L'Accordo di Parigi (2015)

L'Accordo di Parigi
è un trattato internazionale stipulato tra i 197 Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

L'accordo è stato adottato a Le Bourget, vicino a Parigi, il 12 dicembre 2015, in occasione della 21ª sessione della conferenza delle parti (Cop21) dell'Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti Climatici) e dell'11ª sessione della riunione delle parti del protocollo di Kyoto.

L'Accordo di Parigi è entrato in vigore il 4 novembre 2016, con l'adempimento della condizione della ratifica da parte di almeno 55 paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Tutti i paesi dell'UE hanno ratificato l'accordo.

Nel novembre 2018, 195 membri dell'UNFCCC hanno firmato l'accordo e 183 hanno deciso di farne parte.


Articolo 2

1. Il presente accordo, nel contribuire all'attuazione della convenzione, inclusi i suoi obiettivi, mira a rafforzare la risposta mondiale alla minaccia posta dai cambiamenti climatici, nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi volti a eliminare la povertà, in particolare:

a) mantenendo l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e proseguendo l'azione volta a limitare tale aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, riconoscendo che ciò potrebbe ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici;

b) aumentando la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e promuovendo la resilienza climatica e lo sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra, con modalità che non minaccino la produzione alimentare;

c) rendendo i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente al clima.

2. Il presente accordo sarà attuato in modo da riflettere l'equità ed il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali.

Art. 4

Per conseguire l'obiettivo a lungo termine relativo alla temperatura di cui all'articolo 2, le Parti mirano a raggiungere il picco mondiale di emissioni di gas a effetto serra al più presto possibile, riconoscendo che ciò richiederà tempi più lunghi per le Parti che sono paesi in via di sviluppo, e ad intraprendere rapide riduzioni in seguito, in linea con le migliori conoscenze scientifiche a disposizione, così da raggiungere un equilibrio tra le fonti di emissioni e gli assorbimenti antropogenici di gas a effetto serra nella seconda metà del corrente secolo, su una base di equità e nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi tesi a eliminare la povertà.

Gli obiettivi dell'Accordo

L'obiettivo di lungo periodo dell'Accordo di Parigi è quello di contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli pre-industriali, e di limitare tale incremento a 1.5 °C, poiché questo ridurrebbe sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici. 

Obiettivi concordati:

  • mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine;
  • puntare a limitare l'aumento a 1,5°C, poiché ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici;
  • fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, pur riconoscendo che per i Paesi in via di sviluppo occorrerà più tempo;
  • conseguire successivamente rapide riduzioni secondo le migliori conoscenze scientifiche disponibili, in modo da raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimenti nella seconda metà del secolo.

Oltre all'obiettivo a lungo termine, gli elementi principali del piano d'azione per limitare il riscaldamento globale sono:

  • contributi - prima e durante la conferenza di Parigi i paesi hanno presentato piani d'azione nazionali globali in materia di clima (chiamati contributi determinati a livello nazionale - NDC) al fine di ridurre le rispettive emissioni
  • ambizione - i governi hanno convenuto di comunicare ogni cinque anni i rispettivi piani d'azione, ciascuno dei quali fissa obiettivi più ambiziosi
  • trasparenza - i paesi hanno convenuto di comunicare, l'un l'altro e al pubblico, i risultati raggiunti nell'attuazione dei rispettivi obiettivi al fine di garantire trasparenza e controllo
  • solidarietà - gli Stati membri dell'UE e gli altri paesi sviluppati continueranno a fornire finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo per aiutarli sia a ridurre le emissioni che a diventare più resilienti per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici


 +1,5°C o +2°C: mezzo grado fa la differenza? 

La domanda sorge quasi spontanea: quanta differenza può fare uno scarto di mezzo grado a livello globale? Per rispondere definitivamente ad ogni dubbio, nel 2018 l'IPCC (Panel Intergovernativo sui cambiamenti climatici, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) pubblicò un report speciale nel quale veniva analizzata la differenza, in termini di impatti sui nostri ecosistemi, di un innalzamento delle temperature di 2°C rispetto a 1,5°C. I risultati mostrarono che un riscaldamento di 1,5°C sarebbe già sufficiente per innescare gravissimi impatti ambientali; con un aumento di 2°C tali effetti negativi sarebbero ancor più devastanti.

Il concetto di neutralità carbonica

Le emissioni zero (o neutralità carbonica) consistono nel raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l'assorbimento di carbonio. Quando si rimuove anidride carbonica dall'atmosfera si parla di sequestro o immobilizzazione del carbonio. Per raggiungere tale obiettivo, l'emissione dei gas ad effetto serra (GHG) dovrà essere controbilanciata dall'assorbimento delle emissioni di carbonio.

Viene definito pozzo di assorbimento un sistema in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emette. I principali pozzi di assorbimento naturali sono rappresentati dal suolo, dalle foreste, e dagli oceani. Secondo le stime, i pozzi naturali rimuovono tra i 9.5 e gli 11 Gt di CO2 all'anno. Nel 2019, le emissioni globali di CO2 hanno superato di più di tre volte (38.0 Gt) la capacità totale di assorbimento dei pozzi naturali.

Ad oggi, nessun pozzo di assorbimento artificiale è in grado di rimuovere la quantità di carbonio dall'atmosfera necessaria a combattere il riscaldamento globale. Il carbonio conservato nei pozzi naturali come le foreste è rilasciato nell'atmosfera attraverso gli incendi nelle foreste, i cambiamenti nell'uso del terreno o i disboscamenti. Per questo motivo è fondamentale ridurre le emissioni di carbonio per poter raggiungere la neutralità climatica.

Il concetto di neutralità climatica

Con neutralità climatica si intende l'equilibrio tra le emissioni nocive di origine antropica e l'assorbimento delle stesse: in poche parole con l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 ci si prefigge di raggiungere, entro tale data, emissioni nette di CO2 e gas serra (o altre emissioni nocive di origine antropica) pari a zero. Questo significa che ogni emissione nociva non rimossa dovrà essere compensata con una quantità equivalente, rispettivamente di CO2 o gas serra, rimossa.

E' un concetto simile a quello di neutralità carbonica, ma si riferisce a zero emissioni nette di gas serra antropogenici (comprese le emissioni al di là del biossido di carbonio).

E' importante sottolineare la differenza, quindi, fra neutralità climatica e neutralità carbonica: nella definizione di neutralità carbonica, infatti, le uniche emissioni di origine antropica prese in considerazione sono quelle di CO2 e non vi è alcun riferimento alle emissioni di gas serra.


Accordo di Parigi: a che punto siamo?

Con il crescente impatto dei cambiamenti climatici in tutto il mondo, il messaggio che le emissioni di gas serra devono diminuire è inequivocabile. Tuttavia, come evidenziato nell'articolo, il 13mo rapporto "Emissions Gap" elaborato da UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) mostra che la comunità internazionale è molto lontana dagli obiettivi di Parigi, senza un percorso credibile per raggiungere 1,5°C. 

Leggi l'articolo dell'Huffington Post sul Rapporto UNEP (Programma Nazioni Unite) sulle emissioni. Il rapporto è la 13a edizione di una serie annuale che fornisce una panoramica della differenza tra il livello di emissioni di gas serra previsto per il 2030 e quello che dovrebbe essere per evitare i peggiori impatti del cambiamento climatico.

Il rapporto mostra che gli impegni nazionali aggiornati dopo la COP 26 - tenutasi nel 2021 a Glasgow, nel Regno Unito - fanno una differenza trascurabile rispetto alle emissioni previste per il 2030 e che siamo lontani dall'obiettivo dell'Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, preferibilmente 1,5°C. Le politiche attualmente in vigore porteranno a un aumento della temperatura di 2,8°C entro la fine del secolo. L'attuazione degli impegni che sono stati fin qui assunti ridurrà tale aumento solo a 2,4-2,6°C entro la fine del secolo.

Il rapporto rileva che solo un'urgente trasformazione dell'intero sistema può evitare la catastrofe climatica e garantire gli enormi tagli necessari per limitare le emissioni di gas serra entro il 2030: rispetto alle politiche attualmente in vigore, sarebbe necessario un ulteriore taglio del 45% delle emissioni per rimanere entro 1,5°C di aumento, o un taglio del 30% per limitare l'aumento a 2°C. 

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